Ultimamente questo blog è diventato il calendario ufficiale dei concerti a cui partecipo, e ce ne siamo fatti tutti una ragione, tranquillamente.
Signore di ogni età accompagnate da amiche o mariti, mamme con bambini, famiglie intere, coppie di ragazzini innamorati e ovviamente i gay, (i gay sono essenziali ai concerti pop, sono un po' come l'esplosione di coriandoli finale, senza non è la stessa cosa) questo il pubblico di Jennifer Lopez accorso ieri sera a Bologna per l'unica data italiana del suo primo (e a mio avviso anche ultimo) tour mondiale.
Diciamocelo, nonostante il successo di truzzate dance e campionamenti della Lambada vari, la vera J.Lo è quella che abbiamo conosciuto in quel periodo di transizione che dagli anni 90 ci ha catapultati prepotentemente nei 2000; e il suo show sembra riassumere questo concetto.
Nessuno va ad un concerto di Jennifer Lopez con la pretesa di ascoltare la voce di Maria Callas, eppure J.Lo riesce anche a cantare live (ogni tanto) regalandoci anche una versione acustica di If You Had My Love coperta da un drappeggio celeste che Laura Pausini levati.
Un Carnevale strafatto di glitter e porporina, con tanto di costumi che sembrano rubati dal guardaroba di Pamela Prati, ma che stranamente non sfocia mai nel cattivo gusto; questo è stata J.Lo ieri sera.
Jennifer si dimena, abbraccia il pubblico, raccoglie qualsiasi cosa i fan le lanciano sul palco, impossessata per un momento da Chris Martin si aggroviglia commossa in una decina di bandiere italiane, muove il suo famoso derrière e fa muovere quello del pubblico, vi sfido io a stare calmi su canzoni come Waiting for Tonight, Get Right o Love Don't Cost a Thing.
Con con uno show senza pretese, J.Lo riesce a tener testa a sue college più giovani, più alla moda e più ''sofisticate'' senza nemmeno l'aiuto di insulsi stratagemmi come tette da fuori e finti amplessi sessuali.
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