Il mio rapporto con la più grande consumatrice di Slim Lift Supreme, in arte Beyoncé, è sempre stato contrastato. Per quanto amassi muovere il culo su pezzi come Crazy in Love, l'ho sempre ritenuta una talentuosa timorata di Dio pronta anche a vendere il nipote pur di aggiudicarsi un certo status.
Questa idea si è un po modificata dall'uscita di quello che sarà il suo album meno venduto e popolare, ''4''.
Tolto il primo singolo ''Run The World (Girls)'' capace di far vomitare anche una gallina sorda, Beyoncé ha tirato fuori un album differente da tutto ciò che c'è ora in giro, e mentre Lady GaGa faceva a parruccate con Rihanna per aggiudicarsi più fan su Facebook, Bee era intenta a riesumare colonne portanti degli anni '90 come Babyface per realizzare un disco dalle sonorità r'n'b d'altri tempi.
Il disco si apre con ''1+1'', uno dei sui miglior pezzi in assoluto che sembra appartenere alla colonna sonora di un musical alla Dreamgirl, merito della collaborazione con la band di Broadway, Felal.
Da segnalare sono sicuramente la corposa ''I Miss U'' e ''Start Over'' che fa un po il verso ad ''Halo''.
L'uso prevalente di strumenti live e non campionati è il filo che ricollega un po tutte le 12 tracce dove la voce di Beyoncé risulta sempre impeccabile e piacevole.
Che Beyoncé sia la produttrice esecutiva di questo progetto si sente sin dalla prima nota, e forse anche questo lo rende il suo disco più personale e sincero.
Questo diventerà sicuramente il suo disco meno venduto, un disco che può piacere e non piacere ma che dal primo ascolto risulta l'album di una che ha avuto le palle di incidere veramente quello che le piaceva e non quello che poteva andare meglio in classifica.
Brava, fossi un produttore di guaine contenitive te ne avrei inviato una fornitura annuale gratis!
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